“Rai, Unità d’Italia e sport” è il tema della conviviale del Panathlon International Club, che si è svolta ieri sera presso l’Hotel Meeting Santacroce.Il Panathlon ha deciso di celebrare il 150° anniversario dell’Unità d’Italia anche attraverso la storia della Rai, con un’attenzione particolare allo sport e alle imprese sportive che l’azienda radiotelevisiva di Stato ha immortalato in tanti anni di storia.Numersi i partecipanti alla conviviale, con una rappresentanza di imprenditori albanesi. Relatore della serata è stato il giornalista di origini abruzzesi Giuseppe M. Gnagnarella, autore del libro “Storia politica della Rai 1945 – 2010” (Textus Edizioni) e attualmente responsabile della comunicazione di Raidue.Presenti, tra gli altri, il presidente del Panathlon di Sulmona, Mario Pelino l’On. Paola Pelino e Camillo Ciancetta Cons.Fed.F.C.I. .L’occasione è stata quella di rivivere, attraverso filmati e documenti, la storia dell’Italia vista anche dal punto di vista sportivo, con uno sguardo alle novità che attendono gli appassionati di sport e tv nei prossimi mesi con il passaggio al digitale terrestre che dal mese di Giugno interessera anche la nostra regione.Gnagnarella con il supporto del giornalista Antonio Ranalli, ha illustrato i nuovi canali tematici della Rai che con la copertura al 78,5% del territorio nazionale del digitale terrestre, stanno avendo un ottimo risultato sotto il punto di vista degli ascolti. In particolare è stata mostrata una storica puntata del “Processo alla tappa” di Sergio Zavoli, relativa allo scandalo del Giro d’Italia del 1969, quando Eddy Mercks venne trovato positivo all’antidoping. Una puntata resa celebre anche dalla partecipazione di illustri opinionisti del calibro di Indro Montanelli, Enzo Biagio e Gianni Brera.Gnagnarella, con alle spalle una luna carriera da capo redattore al Tg3, al Gr2 e al Giornale radio unificato, torna dunque ad occuparsi di Rai. L’autore nella sua relazione ha ripreso alcune tesi del suo precedente lavoro “La bella preda. RAI tra politica e Auditel” (Carabba), in cui si soffermava soprattutto sull'importanza strategica di amministrare la Rai e sul rapporto tra televisione di stato e politica.
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