PESCOCOSTANZO
– Illustrato questa mattina a Pescocostanzo,
nella sua location naturale, (dopo Roma clicca qui), l’importante premio internazionale Carlo Scarpa per il Giardino ideato
dalla Fondazione Benetton Studi e Ricerche di Treviso, dedicato quest’anno al Bosco
di Sant’Antonio, dopo 22 luoghi identificati in tutto il mondo nelle precedenti
edizioni. Dal cimitero di Stoccolma (la foresta della memoria) alla Fresneda
dell’Escorial, in Spagna, dai sentieri di Pikionis sulla collina di fronte all’Acropoli
di Atene al prato ad Amsterdam, dalla città sepolta in Siria al Taneka Beri, villaggio dell’Atakora, Benin. Nell’auditorium San Nicola, di fronte a una
folta platea di studiosi dell’arte, della natura, dell’economia locale, operatori
del posto, vertici della Guardia Forestale, gruppo editoriale Carsa (che per il Bosco di sant’Antonio ha realizzato scritti eccellenti) ,
hanno
presenziato l’interessante conferenza Francesco Sabatini, presidente onorario
dell’Accademia della Crusca, Pasquale del Cimmuto, sindaco di Pescocostanzo, Domenico Luciani,
coordinatore della Giuria, Aurelio Manzi, botanico e storico dell’agricoltura,
Marco Tamaro, direttore fondazione Benetton, nata nel 1987. Sabatini ha ritenuto questa iniziativa densa
di significato definendo il Bosco di sant’Antonio “Grandiosa opera
della natura” e “monumento della civiltà
umana”, legato alla straordinaria fioritura culturale della comunità pescolana,
lanciando, poi, un appello agli editori abruzzesi affinchè realizzino un
catalogo dei boschi, al fine di far conoscere attraverso l’editoria la storia
dei boschi d’Abruzzo. Manzi assicura che si tratta del “biotopo forestale più bello e famoso
dell’Italia centrale”, antropogenico,
uno straordinario esempio di bosco chiamato difesa, in cui pascolavano
gli animali da lavoro in quanto i prati venivano chiusi. “Con questo premio
vogliamo tentare di inserire il Bosco in una campagna culturale inserendolo in
un filone delle bellezze naturali, proseguendo la battaglia tesa alla sua
salvaguardia, come negli anni cinquanta del novecento, per degli antichi alberi” ha affermato Luciani, il quale
ha spiegato le ragioni del premio, che in quanto campagna di attenzioni
scientifiche e divulgative, intende inserirsi in questa illustre tradizione e
contribuire a mostrare come un bosco di lunga durata, al di là del prestigioso
ambito naturalistico, vada inteso come luogo, coarcevo peculiare di patrimoni
naturali, valori di memoria. E’ entrato nello specifico delle meraviglie del
Bosco Luigi Hermanin, dell’università di Firenze, ripercorrendone la
storia e le peculiarità. Orgoglioso e
soddisfatto il primo cittadino Del Cimmuto, che considera il premio “un’ottima
vetrina per il territorio, in cui il bosco rappresenta un importante offerta
turistica. Il premio viene da un’istituzione molto seria quale
Il 12 maggio a Treviso sarà conferito il sigillo di Carlo Scarpa alla
comunità di Pescocostanzo, quale responsabile del Bosco come bene comune, come
luogo universale di natura e memoria. Un gesto di vicinanza e incoraggiamento
verso questa “stupefacente cittadina di montagna” come si legge nella
motivazione dell'illustre giuria.
“A volo d’uccello appare come un
arcipelago vegetale frastagliato e oblungo, esteso per circa due chilometri di
lunghezza al fondo di una valle scavata dal ghiacciaio nei contrafforti
sud-occidentali della Maiella. È articolato in varie parti la cui
toponomastica, pur oscillando nel corso della storia, fa sempre riferimento a
un “primo colle”, a un “secondo colle” e a una “difesa”. La superficie alberata
di queste tre figure occupa un’area di un centinaio di ettari a un’altitudine
tra i 1.280 e i 1.420
metri , ed è conterminata da una linea molto sinuosa ma
ben definita, oltre la quale si aprono i terreni coltivati e presidiati dalle
masserie.
Il Bosco di Sant’Antonio ha forma, vita e misure peculiari di un pascolo
alberato, di un bosco difesa, nettamente differenti da quelle di una foresta
fitta e produttiva o di una boscaglia arbustiva. Il suo tessuto costitutivo,
nonostante visibili zone spurie e carenze manutentive, è disegnato da una
meravigliosa collezione di grandi alberi, per lo più faggi, molti dei quali
vetusti, alcuni plurisecolari dotati di un corpo monumentale a candelabro.
Migliaia di poderosi individui vegetali – erano più di tremila quelli messi
all’asta e destinati all’abbattimento nel 1952 – sono qui posti in relazione
tra loro dentro una trama larga di luci e di ombre, di addensamenti e di
radure, e mostrano i tratti fisiognomici di uno spazio quotidianamente vissuto
e governato dall’uomo, escluso agli animali selvatici predatori e ai voraci
armenti di ovini; ombroso e confortevole nella calura estiva per cavalli e
buoi; ospitale per una lunga e varia lista di organismi viventi, alcuni dei
quali anche particolarmente rari, nei durissimi inverni della montagna.
Questo luogo ci aiuta dunque a capire come grandiose e terribili forze
della natura siano state affrontate nella storia delle civiltà
agro-silvo-pastorali, e come conoscenze e tecniche, arti e mestieri, norme
gestionali e pratiche manutentive, misure di tempo e di spazio di lunga
tradizione abbiano saputo governarle in alleanza. Bosco come storia
plurimillenaria di presenze vegetali, animali e umane. Bosco come laboratorio
di arti e mestieri. Bosco come sequenza di ierofanie nel corso dei giorni e
delle stagioni. Bosco come lucus di culti e di riti pagani e
cristiani, con un singolare cambiamento cinquecentesco del santo eponimo, da
Antonio abate ad Antonio da Padova.
Elena Croce nel 1983, rinnovando l’appello per «urgenti provvedimenti di
rigorosa tutela per conservare il più a lungo possibile gli antichi alberi del
Bosco di Sant’Antonio», rievocava l’eroica battaglia condotta nei primi anni
cinquanta del Novecento, all’inizio da un solo cittadino, Benedetto Rainaldi,
appoggiato poi da Gaetano Salvemini con una lettera pubblicata in «Il Mondo» di
Mario Pannunzio, e risolta infine dal Presidente della Repubblica Luigi
Einaudi. È assai significativo il fatto che il catalogo italiano
dei Paesaggi rurali storici, recentemente pubblicato, nel quale il
Bosco di Sant’Antonio trova un posto particolare, sia presentato dalla più
alta carica dello Stato.