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venerdì 30 marzo 2012

BOSCO SANT'ANTONIO "GRANDIOSA OPERA NATURA E MONUMENTO CIVILTA' UMANA"

PESCOCOSTANZO –  Illustrato questa mattina a Pescocostanzo, nella sua location naturale, (dopo Roma clicca qui), l’importante premio internazionale Carlo  Scarpa per il Giardino  ideato dalla Fondazione Benetton Studi e Ricerche di Treviso, dedicato quest’anno al Bosco di Sant’Antonio, dopo 22 luoghi identificati in tutto il mondo nelle precedenti edizioni. Dal cimitero di Stoccolma (la foresta della memoria) alla Fresneda dell’Escorial, in Spagna, dai sentieri di Pikionis sulla collina di fronte all’Acropoli di Atene al prato ad Amsterdam, dalla città sepolta in Siria al Taneka Beri, villaggio dell’Atakora, Benin.  Nell’auditorium San Nicola, di fronte a una folta platea di studiosi dell’arte, della natura, dell’economia locale, operatori del posto, vertici della Guardia Forestale, gruppo  editoriale Carsa (che per  il Bosco di sant’Antonio ha  realizzato scritti eccellenti) ,
hanno presenziato l’interessante conferenza Francesco Sabatini, presidente onorario dell’Accademia della Crusca,  Pasquale del Cimmuto, sindaco di Pescocostanzo, Domenico Luciani, coordinatore della Giuria, Aurelio Manzi, botanico e storico dell’agricoltura, Marco Tamaro, direttore fondazione Benetton, nata nel 1987.  Sabatini ha ritenuto questa iniziativa densa di significato definendo il Bosco di sant’Antonio “Grandiosa opera della natura” e  “monumento della civiltà umana”, legato alla straordinaria fioritura culturale della comunità pescolana, lanciando, poi, un appello agli editori abruzzesi affinchè realizzino un catalogo dei boschi, al fine di far conoscere attraverso l’editoria la storia dei boschi d’Abruzzo. Manzi assicura che si tratta del “biotopo forestale più bello e famoso dell’Italia centrale”, antropogenico,  uno straordinario esempio di bosco chiamato difesa, in cui pascolavano gli animali da lavoro in quanto i prati venivano chiusi. “Con questo premio vogliamo tentare di inserire il Bosco in una campagna culturale inserendolo in un filone delle bellezze naturali, proseguendo la battaglia tesa alla sua salvaguardia, come negli anni cinquanta del novecento, per degli  antichi alberi” ha affermato Luciani, il quale ha spiegato le ragioni del premio, che in quanto campagna di attenzioni scientifiche e divulgative, intende inserirsi in questa illustre tradizione e contribuire a mostrare come un bosco di lunga durata, al di là del prestigioso ambito naturalistico, vada inteso come luogo, coarcevo peculiare di patrimoni naturali, valori di memoria. E’ entrato nello specifico delle meraviglie del Bosco Luigi Hermanin, dell’università di Firenze, ripercorrendone la storia  e le peculiarità. Orgoglioso e soddisfatto il primo cittadino Del Cimmuto, che considera il premio “un’ottima vetrina per il territorio, in cui il bosco rappresenta un importante offerta turistica. Il premio viene da un’istituzione molto seria quale la Fondazione Benetton
Il 12 maggio a Treviso sarà conferito il sigillo di Carlo Scarpa alla comunità di Pescocostanzo, quale responsabile del Bosco come bene comune, come luogo universale di natura e memoria. Un gesto di vicinanza e incoraggiamento verso questa “stupefacente cittadina di montagna” come si legge nella motivazione dell'illustre giuria. 



 “A volo d’uccello appare come un arcipelago vegetale frastagliato e oblungo, esteso per circa due chilometri di lunghezza al fondo di una valle scavata dal ghiacciaio nei contrafforti sud-occidentali della Maiella. È articolato in varie parti la cui toponomastica, pur oscillando nel corso della storia, fa sempre riferimento a un “primo colle”, a un “secondo colle” e a una “difesa”. La superficie alberata di queste tre figure occupa un’area di un centinaio di ettari a un’altitudine tra i 1.280 e i 1.420 metri, ed è conterminata da una linea molto sinuosa ma ben definita, oltre la quale si aprono i terreni coltivati e presidiati dalle masserie.

Il Bosco di Sant’Antonio ha forma, vita e misure peculiari di un pascolo alberato, di un bosco difesa, nettamente differenti da quelle di una foresta fitta e produttiva o di una boscaglia arbustiva. Il suo tessuto costitutivo, nonostante visibili zone spurie e carenze manutentive, è disegnato da una meravigliosa collezione di grandi alberi, per lo più faggi, molti dei quali vetusti, alcuni plurisecolari dotati di un corpo monumentale a candelabro. Migliaia di poderosi individui vegetali – erano più di tremila quelli messi all’asta e destinati all’ab­battimento nel 1952 – sono qui posti in relazione tra loro dentro una trama larga di luci e di ombre, di addensamenti e di radure, e mostrano i tratti fisiognomici di uno spazio quotidianamente vissuto e governato dall’uomo, escluso agli animali selvatici predatori e ai voraci armenti di ovini; ombroso e confortevole nella calura estiva per cavalli e buoi; ospitale per una lunga e varia lista di organismi viventi, alcuni dei quali anche particolarmente rari, nei durissimi inverni della montagna.
Questo luogo ci aiuta dunque a capire come grandiose e terribili forze della natura siano state affrontate nella storia delle civiltà agro-silvo-pastorali, e come conoscenze e tecniche, arti e mestieri, norme gestionali e pratiche manutentive, misure di tempo e di spazio di lunga tradizione abbiano saputo governarle in alleanza. Bosco come storia plurimillenaria di presenze vegetali, animali e umane. Bosco come laboratorio di arti e mestieri. Bosco come sequenza di ierofanie nel corso dei giorni e delle stagioni. Bosco come lucus di culti e di riti pagani e cristiani, con un singolare cambiamento cinquecentesco del santo eponimo, da Antonio abate ad Antonio da Padova.


Elena Croce nel 1983, rinnovando l’appello per «urgenti provvedimenti di rigorosa tutela per conservare il più a lungo possibile gli antichi alberi del Bosco di Sant’Antonio», rievocava l’eroica battaglia condotta nei primi anni cinquanta del Novecento, all’inizio da un solo cittadino, Benedetto Rainaldi, appoggiato poi da Gaetano Salvemini con una lettera pubblicata in «Il Mondo» di Mario Pannunzio, e risolta infine dal Presidente della Repubblica Luigi Einaudi. È assai significativo il fatto che il catalogo italiano dei Paesaggi rurali storici, recentemente pubblicato, nel quale il Bosco di Sant’An­tonio trova un posto particolare, sia presentato dalla più alta carica dello Stato.