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lunedì 25 novembre 2013

METANODOTTO SNAM, LA QUESTIONE TORNA DOMANI IN CONSIGLIO REGIONALE

(video intervista Mario Pizzola)
SULMONA  -  Poiché in due anni la Regione Abruzzo non ha ancora trasmesso al Governo nazionale il suo parere di contrarietà, la questione SNAM tornerà in Consiglio Regionale domani 26 novembre attraverso una proposta di risoluzione già sottoscritta da numerosi consiglieri sia di maggioranza che di minoranza.Per discutere di questa problematica e illustrarne i contenuti oggi si è svolta a Sulmona un'assemblea pubblica dei comitati cittadini per l'ambiente."La proposta impegna il Presidente della Regione a trasmettere, senza ulteriori indugi, al Governo nazionale il parere contrario della Regione Abruzzo e fa voti affinché il Governo nazionale ritiri l'impugnazione alla L.R. n.14/2013 e dia attuazione alla risoluzione della Commissione Ambiente
della Camera dei Deputati del 26.10.2011"fanno sapere i Comitati cittadini per l’ambiente, tramite il portavoce Mario Pizzola, che ha ricordato che i Comitati saranno presenti con una delegazione domani a

L'Aquila presso la sede del Consiglio Regionale.All'Assemblea era stata invitata, tra gli altri, anche la Senatrice Enza Blundo del M5S che per motivi legati alle cattive condizioni atmosferiche non è potuta intervenire, fa sapere Gianluca De Paolis del M5S di Sulmona."Lei mi ha detto di riferire che  ha dato totale disponibilità per questa vicenda"ha detto De Paolis.La senatrice aveva presentato nei mesi scorsi una interpellanza parlamentare.Questo è il testo

Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 2-00057

Atto n. 2-00057 (procedura abbreviata)

Pubblicato il 30 luglio 2013, nella seduta n. 83

BLUNDO , GIROTTO , CASTALDI , SCIBONA , SERRA , MOLINARI , PEPE , FUCKSIA , PUGLIA , DONNO , PAGLINI , LEZZI , BOCCHINO , BATTISTA , VACCIANO , CAMPANELLA , MANGILI , NUGNES , MORONESE , ENDRIZZI , GAETTI , CASALETTO , ORELLANA , CRIMI , DE PIETRO , MONTEVECCHI , AIROLA , BULGARELLI , BENCINI , FATTORI , PETROCELLI , LUCIDI , TAVERNA , CATALFO , GIARRUSSO , BERTOROTTA , MORRA , CIOFFI – Ai Ministri dello sviluppo economico e dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare. -

Premesso che:
nel gennaio 2005 la società Snam rete gas SpA ha presentato un progetto per la realizzazione di un gasdotto denominato «Rete adriatica», di 687 chilometri, suddiviso in 5 lotti: Massafra-Biccari, Biccari-Campochiaro, Sulmona-Foligno, Foligno-Sestino e Sestino-Minerbio. Tale progetto che prevede, inoltre, la costruzione di una centrale di compressione a Sulmona, sviluppandosi su un tracciato che si snoda lungo le depressioni tettoniche interne dell’Appennino centrale, interessa, nel complesso, aree di peculiare pregio ambientale, caratterizzate anche da un elevatissimo rischio sismico;
considerato che:
l’unicità del progetto, scientemente suddiviso in 5 lotti “funzionali”, impone la necessità di sottoporre lo stesso ad una VIA unica ed alla valutazione ambientale strategica (VAS) ai sensi della direttiva 42/2001/CE e delle direttive 85/337/CEE e 97/11/CE. A conferma che le singole tratte costituiscano parte di un piano o programma complessivo più ampio contribuisce indirettamente la risposta data il 9 marzo 2011 all’atto di sindacato ispettivo 4-04412, presentato presso il Senato della Repubblica nella XVI Legislatura, dall’allora Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico che testualmente affermava: “i singoli lotti consentono di potenziare localmente le reti esistenti, costituendo importanti magliature delle reti medesime e potenziando la capacità di compressione sulle strutture già in esercizio, in modo da conferire maggiore flessibilità ed affidabilità al sistema di trasporto. Pertanto, la scelta di dividere la Rete Adriatica in lotti funzionali non è il frutto di un’arbitraria scelta del proponente, ma risponde a concrete esigenze di ordine tecnico ed economico”;
il tratto Sulmona-Foligno, per il quale si prevede la costruzione di un metanodotto di 167,7 chilometri, 1,20 metri di diametro interrato a 5 metri di profondità, è considerato con il Foligno-Sestino uno dei tratti più critici dell’intero progetto, quando comunque tutti i lotti funzionali coinvolti nel tracciato del gasdotto sono in zona sismica di primo e secondo grado;
il percorso del metanodotto interesserebbe tutte le località già colpite dal terremoto dell’Umbria e delle Marche del 1997 e quelle del cratere sismico colpite dal terremoto de L’Aquila del 6 aprile 2009, correndo in parallelo e intersecando le faglie attive esistenti nell’area (come quelle di Arischia e di Pettino);
anche la centrale di compressione, unitamente al metanodotto, insiste su una zona sismica di primo grado: infatti, il sito individuato dalla Snam è nei pressi della faglia attiva del monte Morrone ed i sismologi pongono l’attenzione, oltre che sulla particolare origine geologica della conca peligna, caratterizzata da depositi alluvionali che, in caso di terremoto amplificano notevolmente gli effetti dell’onda sismica a causa del fenomeno dell’accelerazione, proprio sulla stessa faglia, “dormiente” da oltre 1.900 anni; senza trascurare che la particolare conformazione orografica della valle non consentirebbe la dispersione delle sostanze inquinanti emesse dalla centrale, con notevoli ripercussioni sulla salute umana e sulla catena alimentare;
il tratto Sulmona-Foligno attraverserebbe inoltre il parco nazionale del Gran Sasso-monti della Laga, oltre a diverse aree siti di importanza comunitaria e zone a protezione speciale di interesse comunitario. In merito ai costi ambientali, appare evidente quanto illogica sia la scelta di un tracciato che coincide con il progetto “Appennino Parco d’Europa”, il più importante progetto di sistema avviato nel nostro Paese, finalizzato alla conservazione della natura e allo sviluppo ecosostenibile con l’obiettivo strategico della valorizzazione delle risorse naturali e culturali;
proprio a causa dell’elevato rischio sismico e del notevole impatto ambientale e paesaggistico, nonché della forte ripercussione negativa dell’opera sulle già deboli economie locali, il progetto della Snam, ritenuto a ragione fortemente impattante e pericoloso, ha sollevato le proteste di molti comitati di cittadini e di numerose amministrazioni pubbliche che da anni sono impegnati nel contrastarlo. Nel settembre 2010 si è costituito, tra le Regioni Abruzzo, Marche ed Umbria, un coordinamento interregionale antigasdotto e molti enti istituzionali locali, attraverso apposite delibere, hanno espresso la loro contrarietà all’opera. Tra questi i Consigli regionali di Abruzzo, Marche ed Umbria, le Province di Perugia, de L’Aquila, Pesaro-Urbino ed i Comuni di Pietralunga, Gubbio, Foligno, Cascia, L’Aquila, Sulmona, Pratola peligna, Pacentro, Corfinio, Navelli, Introdacqua;
le proteste hanno inoltre indotto la Regione Abruzzo ad approvare due leggi regionali: la legge n. 28 del 19 giugno 2012, dichiarata incostituzionale accogliendo il ricorso presentato dal Governo Monti, e la legge n. 14 del 7 giugno 2013 impugnata dalla Presidenza del Consiglio dei ministri il 26 luglio 2013;
considerato inoltre che il Governo nazionale ha deciso di bloccare il progetto di concessione di stoccaggio sotterraneo di gas naturale nell’area di Rivara, in provincia di Modena, dopo che la Regione Emilia-Romagna, in base al principio di precauzione, sancito nell’articolo 174 paragrafo 2 del Trattato istitutivo dell’Unione europea, ha negato l’intesa con lo Stato nell’aprile 2012, un mese prima del verificarsi del sisma. Si tratta del noto principio secondo cui al fine di garantire la protezione di beni fondamentali come la salute o l’ambiente è necessaria l’adozione o l’imposizione di determinate misure di cautela anche in situazioni di incertezza scientifica;
rilevato che il 26 ottobre 2011, l’VIII Commissione permanente (Ambiente) della Camera dei deputati ha approvato all’unanimità la risoluzione 7-00518, che impegna il Governo, anche dopo un necessario approfondimento attraverso un tavolo tecnico, ed in accordo con le amministrazioni interessate, a disporre la modifica del tracciato, escludendo la fascia appenninica,

si chiede di sapere:
quale sia attualmente l’orientamento generale del Governo nei confronti del progetto «Rete adriatica», alla luce delle numerose criticità e dell’applicazione del principio di precauzione;
se non si ritenga opportuno sospendere le procedure di autorizzazione ancora in corso e revocare i provvedimenti relativi alla VIA ed alla pubblica utilità già emanati, anche al fine di dar luogo ad un unico procedimento VIA sull’intera opera e sottoporre la stessa alla VAS data la complessità e criticità del progetto;
quando il Governo intenda dare seguito, senza ulteriori indugi e ritardi, a quanto deciso unanimemente dalla Commissione Ambiente della Camera, attraverso l’istituzione del tavolo che coinvolga, oltre ai soggetti interessati, anche gli esperti del territorio, al fine di evitare sia gli elevati costi ambientali che ne deriverebbero, sia l’elevato pericolo per la sicurezza dei cittadini dovuta al rischio sismico che evidenzierebbe la vulnerabilità della condotta.
 

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