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lunedì 21 novembre 2016

"ABUSI CONTRO I NO AL REFERENDUM: IL FRONTE DEL SÌ CALPESTA LA “QUESTIONE MORALE”"

SULMONA - "La campagna elettorale può essere stressante si sa! La frenesia degli “ultimi colpi” può facilmente portare a qualche svarione e in politica gli svarioni si pagano perdendosi soprattutto il consenso degli indecisi. Gli elettori infatti, sanno sempre dare il giusto peso a tutti gli aspetti più emblematici di una campagna politica. Si pensa che certi segni siano premonitori del tipo di futuro a cui si andrebbe incontro scegliendo di dare la propria fiducia a politici disposti a ricorrere a tutti i mezzi possibili pur di accaparrarsi il consenso"si legge nella nota giunta in redazione a firma di Giacomo De Fanis, coordinamento nazionale Giovani Comunisti/e – Partito della Rifondazione Comunista.
Ed è sintomatico di chi deve correre ai ripari, pur di “rosicchiare” qualche voto, magari pur di riuscire a “pescare nel torbido”, il lasciarsi andare a escamotage propagandistici che si definiscono ben oltre i limiti della decenza, quando non prettamente della legalità. Perciò, se in Italia Renzi pensa a promettere le ultime norme ad hoc per certune classi di interessi, neanche fosse la parodia vivente di un banditore d’asta, a Sulmona il partito di “don Matteo” non vuole essere da meno e va in contro all’escalation morale e tecnica di questa battaglia referendaria.
Domenica 22 novembre infatti, dalla propria sede di corso Ovidio, il PD sulmonese fa penzolare sulle teste dei concittadini a passeggio manifesti di propaganda elettorale a favore del “sì”.
La propaganda elettorale diretta per affissione, da venerdì 4 novembre, è fissata negli spazi preposti dal comune ed È PROIBITA fuori dagli stessi, a norma della legge 4 aprile 1956, n. 212.
Un’affissione abusiva in piena consapevolezza d’oltraggio alle norme per il rispetto della par condicio elettorale che il Partito “Democratico” sulmonese ha commesso in barba al valore demotico del referendum in oggetto. Un controsenso palese, che come un boomerang si ripercuote a nuocere su chi l’ha lanciato.
I toni e i modi che questa campagna referendaria è andata sempre più assumendo per mano del partito-nazione, capeggiato dal premier, affiancato da tutta la filiera di amministratori di parte, nazionali, regionali, provinciali e locali, e caldeggiato da una nutrita serie di ammiratori diffusi, ci lasciano sempre più esterrefatti e sgomenti!
Lo stile perfettamente regimentale della propaganda improntata dal “fronte del sì” testimonia a tutte le italiane e a tutti gli italiani lo spessore morale di questi “riformatori”! La scorrettezza adottata a tutti i livelli, per prevaricare l’avversario sul piano della diffusione delle idee, ci preoccupa non soltanto all’estero, dove i nostri concittadini hanno ricevuto una lettera con le sole indicazioni di voto per il “sì”, anche a spese di noi contribuenti (ricordiamo che il PD riceve ancora in larga parte fondi di provenienza pubblica), ma anche a livello locale, dove ai “frontisti” gli atti incresciosi sembrano proprio non bastare, perché ai danni dei comitati promotori del “no” al referendum sono stati strappati TUTTI i manifesti appena incollati nel comprensorio!
Non vale come prova di una responsabilità diretta in tribunale, ma non ci vuole un genio a supporre che gli artefici dell’atto vandalico (e illegale!) non siano dei semplici bricconi, ma personaggi d’opposta fazione politica che hanno voluto danneggiare il lavoro onesto dei loro avversari.
Riteniamo tutto questo completamente inadatto a prestarsi come sistema del fare politica, specialmente in una battaglia che ha per tema il valore dei diritti, come quella per la riforma della Costituzione.
Temiamo fortemente che, se questi sono i metodi, una volta passata questa disastrosa riforma, potremmo assistere ad analoghe, se non a peggiori (visto l’effetto accentrativo in termini di potere della riforma Renzi-Boschi), forme di violenza politica ai danni degli oppositori, con l’evidente e preoccupante conseguenza di una restrizione inaccettabile degli spazi di libertà e di democrazia che invece la nostra Costituzione attualmente ci garantisce.
Per questo siamo sicuri che i cittadini e le cittadine dalla schiena dritta e per i quali l’alta condotta morale della persona e delle istituzioni, sia pubbliche che private, contano ancora moltissimo, almeno quanto conta la garanzia di vivere in un paese formalmente libero e democratico, domenica 4 novembre voteranno NO alla “deforma” costituzionale Renzi-Boschi, ribadendo anche a certi politichelli locali che il consenso degli elettori non ce se lo si guadagna con gli slogan da stadio e con gli abusi elettorali".

Giacomo De Fanis, coordinamento nazionale Giovani Comunisti/e – Partito della Rifondazione Comunista