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venerdì 7 aprile 2017

FAMIGLIE DEGLI ALUNNI DEL “MAZZINI-CAPOGRASSI” SCRIVONO A MATTARELLA

SULMONA – “Se non possiamo garantire ai nostri figli la sicurezza del luogo più prezioso, la scuola, come possiamo sperare che un domani decideranno di restare qui? Di continuare ad amare un luogo che li sta cacciando via?”. Se lo chiede un gruppo di genitori dell’Istituto Comprensivo “Mazzini Capograssi” in una lettera aperta indirizzata al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ieri ha chiuso solennemente il Convegno Internazionale degli studi ovidiani. Il day after di un giorno storico torna ad essere segnato dalla preoccupazione delle famiglie per la sicurezza delle scuole, un tema che è tornato di stringente attualità dopo gli ultimi eventi sismici. I genitori del “Mazzini-Capograssi” non hanno perso occasione per porre il problema al Capo dello Stato, sollecitando risposte concrete da parte delle istituzioni.
“Gli edifici scolastici che sono stati chiusi perché necessitano di lavori di messa in sicurezza sono ancora chiusi, con gare d’appalto andate deserte oppure vinte da qualche ditta, ma con cantieri mai avviati per questioni burocratiche che sinceramente ci sfuggono”- scrivono le famiglie in un passaggio della lettera a Mattarella. “A noi genitori era stata garantita l’installazione di un Musp (modulo provvisorio), che avrebbe ospitato gli studenti per tutta la durata dei lavori di adeguamento sismico del plesso che ospita la scuola elementare più grande della città. Ma dopo due anni dalla chiusura della scuola, nulla si è ancora mosso e il Musp forse sarà attivo dal prossimo settembre”- aggiungono. Nei paesi del comprensorio che rientrano nello stesso Istituto Comprensivo la situazione non è certo migliore. Alcuni alunni, ad esempio, frequentano le lezioni negli spogliatoi di un Palazzetto dello Sport, soffrendo non poco per la mancanza di aria e luce, altri addirittura in un poliambulatorio. I genitori sostengono che Mattarella è stato in visita “in un territorio, in cui i locali a disposizione per “fare scuola” non sono affatto sufficienti e spesso inidonei, in cui i nostri ragazzi non si sa letteralmente dove metterli”. “Ci scusi per questo sfogo”- concludono le famiglie nella lettera indirizzata al Presidente- “ma è giusto che lei sappia che dietro le parate, le bandiere, i sorrisi, le strette di mano, ci sono tanti problemi e un profondo disagio”.