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venerdì 9 giugno 2017

"SARO' GREVE/SAPEVATE CHE ANCHE OVIDIO SCRIVEVA DI SPORT?"

di Vanni Lòriga
SULMONA - "Questa volta non sarò greve ma addirittura “grevissimo”. Parlerò infatti di poesia e di Poeti. Parto subito in quarta. Caro Direttore, mentre a settembre i tuoi “pastori lascian gli stazzi e vanno verso il mare” alla fine di maggio io. in definitiva pastore sardignolo, ho lasciato il mare (di Roma) per avvicinarmi alla Maiella, destinazione Sulmona. Ci sono arrivato in compagnia di Augusto Frasca, lui vero abruzzese, invitati entrambi da cari amici locali. Che rispondono ai nomi di Luigi “Gigi” e Domenico “Mimmo” Carrozza e della professoressa Annelies Knoll.
I primi due non sono certo ignoti nel nostro mondo. Gigi più volte azzurro dei 400 ostacoli quando era difficile l’ingresso in nazionale per la contemporanea presenza di Morale e Frinolli e Mimmo, ottimo calciatore e docente per decenni all’ISEF dell’Aquila. Entrambi autori di un prezioso testo sull’Atletica e laureati, nello stesso anno, all’ISEF statale di Roma Foro Italico.

Anche la meranese Annelies è dottoressa in Educazione Fisica, con studi presso l’ateneo di Verona in cui ha pure imparato dal Maestro Aschieri i segreti del Karate e può fregiarsi della cintura nera, sesto Dan. Questi appassionati di sport, di atletica, di educazione ci hanno convolto per orientare i giovani verso la riscoperta dei valori dell’Olimpiade.Sulmona e l’Amatori Atletica Serafini sulmona

E così ci siamo incontrati nella Aula Magna dell’Istituto d’Istruzione Superiore Enrico Fermi (nella foto), un polo scientifico-tecnologico diretto da Massimo Di Paolo, che in gioventù praticò atletica. Ma pare che tutti qui a Sulmona abbiano avuto contatti con (quella che era) la Regina degli Sport … Se giri per la città incontri soltanto persone che salutano i professori Gigi e Mimmo e che hanno militato nella Amatori Atletica Serafini. Nella predetta Aula Magna ci troviamo di fronte a circa trecento studenti che rappresentano, oltre al Fermi, le Scuole Medie Ovidio e Serafini di Sulmona e Tedeschi di Pratola. Apre il convegno Luigi Carrozza, coordina l’efficiente collega giornalista Pasquale Lancia.

In radio-diretta ecco Livio Berruti

Si parte con un filmato che in circa quaranta minuti riassume il film che Romolo Marcellini dedicò alla “Grande Olimpiade”, quella di Roma 1960. Riviviamo momenti di storia e tutti ci esaltiamo soprattutto per doppia volata e doppio primato mondiale (eguagliato) di Livio Berruti. Non si sono ancora spenti gli applausi salutanti la sua vittoria ed ecco diffondersi nell’Aula le parole di Livio.

Quel diavolaccio di Augusto Frasca è riuscito a collegarsi con lui e tutto viene opportunamente amplificato grazie alla preziosa collaborazione di Giacomo Centofanti, studente dello scientifico Fermi che sa smaneggiare elettronicamente. Il campione olimpico di Roma rivolge ai giovani parole molto appropriate ed altrettanto apprezzate.

“Cari ragazzi - dice tra l’altro – non dimenticate che lo sport è un importante veicolo di aggregazione e socializzazione. La vittoria non deve apparire solo come un momento di esaltazione ma deve essere invece un momento educativo per far crescere nei giusti limiti la propria personalità. E quelli che non vincono non debbono sentirsi umiliati ma debbono trovare proprio nello sport il necessario equilibrio per impegnarsi sempre di più”.

Due ore molto interessanti trascorse tra i giovani e con la loro allegre speranze e poi una passeggiata a riscoprire le bellezze di Sulmona. La città è pavesata a festa per celebrare il bimillenario ovidiano. Perché esattamente duemila anni fa Publio Ovidio Nasone, il più illustre concittadino, moriva in Romania dove era stato “relegato”. È un fiorire di iniziative culturali che si protrarranno sino all’aprile del prossimo anno.

"Niente atletica, non è quella la vera cultura"

Chiediamo al nostro referente Gigi Carrozza se qualcosa non sia stato previsto anche in campo sportivo. Capiamo subito di aver toccato un tasto sbagliato perché la risposta è amareggiata.

“Avevamo progettato di organizzare un incontro internazionale, con particolare invito alla Romania che fu l’ultima patria di Ovidio. In Federazione si erano dichiarati disponibili a sostenere un apposito meeting. A livello di autorità locali, che hanno costituito un apposito Comitato, ci hanno però informati che tra Ovidio e sport non esistono legami e tutto è finito prima ancora di cominciare, …”

Naturalmente per ricordare Ovidio sono state varate tante iniziative: convegni su svariati argomenti; mostre itineranti; incontri gastronomici; certamen di ogni tipo, salvo quelli sportivi. Per stabilire se sia veramente blasfemo o improprio accostare il poeta sulmonese alla cultura agonistica ci tornano preziosi i suggerimenti del professor Fabio Massimo Maiorano, giornalista, storico ed esperto di araldica. Di storie e storia sulmonesi sa praticamente tutto. Basterebbe leggere il suo fondamentale scritto sui "Nobili e sugli Onorati della Città" per capirlo.

Maiorano ci indica, come punto di partenza per una fedele interpretazione del pensiero ovidiano, il libro XIV delle Metamorphoses dove, citando Pico figlio di Saturno e di Feronia, appassionato di cavalli, si parla dei “Ludi che ogni quattro anni si svolgono in Grecia, in Elide”. E rileggendo nel libro X le imprese della velocissima Atalanta si ha la conferma che mai nessuno dei grandi cronisti sportivi dei tempi nostri ha saputo tradurre in così vibrante intensità una vicenda drammaticamente agonistica.

In nova fert animos mutatas

E proprio nell’Incipit delle Metamorfosi si trova il principio fondamentale delle umane trasformazioni, “il mutare della forma in corpi nuovi”. E la pratica delle attività ginniche ed agonistiche non modifica forse il nostro fisico e non tempra il nostro spirito in perpetuo progresso?

E accompagnati da queste considerazioni proseguiamo il nostro passeggiare nella cultura di Sulmona. E siamo in buona compagnia; camminano con noi i ragazzi che abbiamo conosciuto al “Fermi”; i fratelli Carrozza; la brava ed appassionata Annalies, … e in testa al nostro piccolo corteo marcia Plubio Ovidio Nasone, proprio colui che ha scoperto che quello che noi adesso vogliamo chiamare sport altro non è che il continuo miglioramento di noi stessi. Per cui siamo tutti vincitori, anche quelli che non arriveranno mai primi.

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