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venerdì 15 giugno 2018

APPROFONDIMENTI SISMICI DALL’INGV: "QUALI VANTAGGI PER I CITTADINI CHE HANNO SEMPRE DETTO NO ALL’OPERA E CHIESTO L’APPLICAZIONE DEL PRINCIPIO DI PRECAUZIONE?"

SULMONA - Martedì 12 giugno il Sindaco Annamaria Casini è stata convocata a Roma per un incontro con il Presidente  dell’INGV, tecnici,  funzionari del Mise e, stando a quanto riportato dalla stampa, apprendiamo che nuovi e ulteriori studi saranno effettuati, da parte dell’INGV nell’area destinata alla centrale di compressione e al metanodotto e come richiesto dal Sindaco nella prima riunione presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri lo scorso 4 aprile. Il MISE ha, dunque, stipulato una convenzione con l’INGV per approfondire il rischio sismico. Questi rilievi erano necessari e dovuti: in passato abbiamo sempre ribadìto come gli studi sismici, litologici e di dettaglio contenuti nel Decreto V.I.A. derubricati a semplici prescrizioni, dovevano essere parti integranti progettuali e che la Commissione Tecnica Nazionale V.I.A.,
in mancanza di tali studi, non avrebbe dovuto dare parere favorevole per il rilascio della compatibilità ambientale. Riteniamo che rassicurazione e sicurezza non coincidano perché, pur effettuando tutti gli studi possibili, come precisato dalla stessa Commissione Tecnica V.I.A., essi “serviranno a ridurre la vulnerabilità della condotta in caso di sisma”. E ribadiamo, “ridurre” non eliminare.
Con questi ulteriori studi, considerata l’insufficienza di quelli già svolti, la Snam e i funzionari del MISE potranno dire di aver ulteriormente migliorato la "sicurezza"  del metanodotto e della centrale? Che ambedue le infrastrutture possono realizzarsi in un’area altamente sismica come la nostra e che i cittadini possono stare tranquilli? In questi anni abbiamo sostenuto che il principio di precauzione (Art.174 comma 2 del Trattato Istitutivo dell’Unione Europea), dovrebbe trovare sempre applicazione nelle decisioni che riguardano impianti potenzialmente pericolosi poiché non si possono escludere, con adeguato margine di certezza, rischi per la salute e l’incolumità delle popolazioni interessate, tenuto conto che nessun manufatto resiste in caso di sisma quando attraversa o interseca una faglia. E questo principio scientifico inconfutabile è ben noto ai geologi dell’INGV! Dopo il sisma del 2016, avevamo chiesto la sospensione dell’iter procedurale ed al Governo di abbandonare definitivamente il progetto “Rete Adriatica” poiché, secondo quanto sostenuto dai geologi, dopo tale evento sismico seguito a quello dell’Aquila del 2009, la geografia dei territori colpiti era completamente cambiata. Gli studi sismici relativi alle prescrizioni del 2010, sotto il profilo geologico, non potevano avere più la stessa attendibilità di allora e, secondo quanto previsto nel D.lgs. 152/2006, il Ministero dell’Ambiente avrebbe dovuto procedere alla rivalutazione dell’intero progetto, in particolare del decreto V.I.A. per le condizioni mutate e oggetto della prima valutazione. Un decreto comunque scaduto. (2011-2016). Ma  ciò non è stato fatto e, nonostante le gravi lacune progettuali in merito alla sismicità, illegittimamente l’iter procedurale è andato avanti sino all’autorizzazione della centrale e con la prosecuzione di quello per il metanodotto. Il tempo occorrente per completare questi ulteriori studi, sarà sempre minore rispetto a quello che avrebbe comportato l’obbligo al quale il Ministero e la Snam erano tenuti e cioè rifare una nuova Valutazione d’Impatto Ambientale di un progetto che non poteva essere autorizzato.
Quanto al monitoraggio, l’incendio del Morrone ha distrutto ettari di bosco che contribuivano ad ossigenare la Valle:  la qualità dell’aria attualmente costituisce un ulteriore fonte di preoccupazione ed uno studio attendibile non può prescindere, pertanto,  da tale considerazione oltre che dai fattori che caratterizzano il clima e la conformazione orografica della Conca Peligna. Chiediamo alle Istituzioni che siano rese pubbliche le modalità con le quali si intende dare attuazione a tale adempimento/prescrizione, di conoscere il piano di monitoraggio predisposto (numero centraline e luoghi di collocazione delle stesse per i rilievi), le procedure relative all’A.I.A. e quale ruolo svolgerà l’ARTA che, come riportato dalla stampa, si appresta a breve ad ottemperare al monitoraggio della qualità dell’aria nel nostro territorio.
Noi continueremo a vigilare su quanto accade ricordando ai nostri rappresentanti istituzionali che il ruolo della politica è più che mai decisivo anche in questa fase così avanzata del procedimento".

                    Comitati cittadini per l’ambiente (Coordinamento No Hub del gas)