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lunedì 18 marzo 2019

SAN RAFFAELE, ALTRI 14 POSTI A RISCHIO. ITALICA A MARSILIO E VERÌ: 'C'È UNA VALLE DA SALVARE!'

SULMONA - “Non perdiamo la bussola sulla vertenza San Raffaele, sono a rischio 14 posti di lavoro delle 92 unità lavorativa impiegate nella struttura di riabilitazione peligna a causa dell'attivazione delle procedure di mobilità (articoli 4 e 24 della legge 223/1991) avviate dal gruppo San Raffaele perché la Regione Abruzzo ancora non adegua il budget relativo al 2019" spiega Alberto Di Giandomenico, coordinatore del movimento Italica. “Per risolvere la vertenza oltre ad insistere con i vertici della società per azioni che gestisce cliniche importanti in Italia, qualcuno dovrebbe premere anche sulla Regione Abruzzo, magari gli amministratori dei Comuni che si servono della clinica non solo per le prestazioni sanitarie, ma anche per i posti di lavoro.
Questo affinché si possa procedere ad adeguare il budget regionale per questa annualità e con la garanzia del rientro della vertenza, occorre sensibilizzare all’argomento le consigliere regionali Antonietta la Porta e Marianna Scoccia, ma non solo le rappresentanti di questo infelice comprensorio – continua il portavoce del Movimento politico d’Identità e Territorio - Nel programma di mandato del neo presidente, Marco Marsilio promette di garantire alla valle Peligna l’attenzione che in passato le è stata negata, posti di lavoro scomparsi e assenza di investimenti che hanno impedito una ripresa del Centro Abruzzo, ma non a detrimento degli stessi capoluoghi. Faccio appello anche e soprattutto all’assessore regionale alla sanità, Nicoletta Verì, che assieme al governatore d’Abruzzo può intervenire per tamponare questa emorragia di posti di lavoro partendo proprio dalla delega che le è stata conferita. Un risultato che porterebbe benefici in 2 diverse direzioni: servizi sanitari e occupazione. Sostenendo il comprensorio Peligno-Sangrino proprio cominciando a colmare le sue più grandi lacune in materia di servizi e occupazione”.
Con la delibera di giunta regionale 834 del 13.8.2007, dei 101 posti letto autorizzati per la clinica Peligna ne sono stati accreditati 55 con il sistema sanitario nazionale. Oggi di questi, 30 sono riferiti alla riabilitazione intensiva - codice 56 - e il resto [25 posti], inizialmente destinati allo stesso genere di cura, sono stati convertiti in posti letto per l’Unità spinale (codice 28), ricompresi nel Piano di riordino della rete ospedaliera (legge regionale 6 del 2007). La situazione è precipitata con la riconferma della Regione Abruzzo, per quest’anno, dei tetti di spesa del 2018. La proprietà rivendica che in sede di conversione (da cod. 56 a codice 28) per i 25 posti letto (autorizzati, accreditati e convertiti) la Regione non ha mai adeguato il budget, in principio perché non era stata ancora individuata, a livello regionale, la giusta tariffa per le prestazioni di unità spinale  e quando è stata definita, nel 2012, il tetto di spesa è rimasto invariato.
"L'unità spinale è un fiore all’occhiello per la sanità abruzzese, a servizio del Centro Sud Italia, non essendo possibile effettuare questa prestazione in nessun altro presidio regionale, pubblico o privato – conclude Di Giandomenico - La clinica è l'unico centro di riferimento e se questo servizio viene meno ad essere danneggiato non sarà solo il territorio Peligno, ma tutti gli abruzzesi e di certo gli italiani del Meridione. Inoltre, qualsiasi ridimensionamento dei servizi della clinica peligna si ripercuoterà sulla spesa sanitaria regionale perché  si genererà mobilità passiva per ottenere queste prestazioni mediche fuori regione e al Nord e verranno meno gli utili generati in Abruzzo dall’attrazione esercitata da questa clinica che ha un forte richiamo per chi habisogno di questo particolare genere di cure. Ossia, alta mobilità attiva di pazienti provenienti da fuori regione per curarsi in una clinica abruzzese. In questa struttura sanitaria poi sono assunti dipendenti non solo sulmonesi, ma provenienti da diverse località e territori delle aree interne. Di nuovo da penalizzare come nel recente passato?”.

Alberto di Giandomenico

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