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martedì 28 novembre 2017

“DAI TRISTIA DI OVIDIO ESULE, ALLE STORIE AMARE DEGLI EMIGRANTI DI OGGI. UN’ANALOGIA POSSIBILE?”

SULMONA - “Dai Tristia di Ovidio esule, alle storie amare degli emigranti di oggi. Un’analogia possibile?” è il titolo della conferenza che il Prof. Renato Di Nubila, dell’Università di Padova, terrà il 1 dicembre 2017 alle ore 17:30 presso il Piccolo Teatro di Via Quatrario a Sulmona, nell’ambito della rassegna “L’AltrOvidio. Contributi moderni su tematiche senza tempo” - organizzata dall’Associazione ARES “Antonio Pelino” in collaborazione con il Comune di Sulmona.
È possibile stabilire un’analogia tra la tristezza di Ovidio, relegato a Tomi, e le vicende di tanti emigrati di ieri e di oggi?  L’interrogativo si pone, viste le situazioni storiche diverse, le circostanze diverse, le cause diverse. Esule, esiliato, emigrato: sono condizioni non sovrapponibili, ma confrontabili, se si pensa al loro significato antropologico e alla loro portata di umanità sofferente.

Di certo, l’elegia ovidiana dei Tristia e delle Epistulae ex Ponto diventa la “poesia dell’esule” e insieme “la poesia della nostalgia” e autorizza a non identificare tout court l’io lirico con l’Ovidio biografico. Anzi, la poesia è vissuta dal poeta come unico sollievo, in così mesta situazione.
Su questa lunghezza d’onda si può tentare un’analogia con gli emigrati di tutti i tempi: esuli forzati, in viaggi senza fine, costretti dalla miseria, dalla guerra, dalla fame, dalle malattie, ma anche da illusorio senso di avventura. In questo senso, lo struggimento del poeta si avvicina ai sentimenti di una umanità alle prese con vicende drammatiche. Possiamo così spiegarci alcuni degli effetti che affliggono l’emigrato e l’esule forzato: la solitudine, il fallimento, la lotta per sopravvivere, la paura.
La storia dell’emigrazione si ripete ed è lunga nei secoli, basterebbe riandare ai viaggi di centinaia di migliaia di emigrati italiani verso le Americhe, l’Australia, accompagnati dal canto triste: “Partono i bastimenti per  terre assai lontane…” . Il “poeta dell’esilio e della nostalgia” deve la sua fortuna anche alla forza lirica che ancora interpreta l’afflato umano che segna i nuovi esuli dei nostri tempi. Ma da Ovidio si può cogliere anche un invito alla politica perché torni ad incontrare lo sguardo, i volti e le storie delle persone che, con tristezza, vivono anche oggi il loro forzato esilio.