SULMONA - Dirompente la contraddizione di fondo dell’attivazione a Sulmona di un punto di contatto con l’Europa per agevolare l’accesso ai fondi europei per i progetti d’impresa che comunque restano al palo, non perché mancano finanziamenti, ma per lo stallo amministrativo locale, endemico.A faro notare è il movimento Italica, identità e territorio: “Che senso ha progettare se poi tutto resta ad ammuffire tra le mura di un Palazzo? Che ne facciamo dei progetti se è impossibile aprire i cantiere in città” domanda il portavoce, Alberto Di Giandomenico, alla luce di quanto non ha fatto, in questi anni e ancora non fa palazzo San Francesco. “Discorso a parte per i professionisti locali in grado sicuramente d’intercettare finanziamenti europei
e bandi e che di certo, per la nascita dello sportello europeo, saranno stati coinvolti - Ironizza il coordinatore di Italica - Non è in discussione il modo per recuperare finanziamenti, né la capacità progettuale dei Peligni e la professionalità di commercialisti. Il problema è l’immobilismo di Palazzo San Francesco, uno stallo amministrativo che chiude alla rinascita. Un esempio lampante è dato dall’intrapresa della ricostruzione pubblica e privata fatta solo ed esclusivamente di annunci. Crisi di giunta e superassessori non sono in grado di sbloccare l’Ufficio sisma. Dunque che ci chiede l’Europa? Forse di pagare gli imprenditori del comparto edile che hanno ricostruito, ma che attendono di recuperare i fondi assegnati. Così per far ricominciare a lavorare gli operai in cassa edile e sottrarre al rischio povertà altre famiglie. La incapacità amministrativa locale risente di quella regionale dato che l’Abruzzo si attesta tra le ultime regioni italiane ad aver speso i fondi europei.La vera minaccia alla nostra sopravvivenza e a quella di qualsiasi iniziativa economica è l’incapacità. È un fatto che per il più banale dei progetti o una semplice concessione di occupazione di suolo pubblico c’è chi è arrivato a minacciare il suicidio, chi ha spento la candelina del primo anno dalla richiesta e chi si è arreso- conclude Di Giandomenico - Signora sindaca, magari l’ha chiesto l’Europa di non curare il verde pubblico e le strade cittadine, di negare spazi adeguati e dignitosi per la consultazione del nostro patrimonio librario, di lasciare chiude le scuole. Ce lo chiede l’Europa di fare la fame?”.
Alberto di Giandomenico
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