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giovedì 5 dicembre 2019

PASTORE MORTO: IL DATORE DI LAVORO RESPINGE LE ACCUSE

SULMONA - "L’Avv. Alessandro Margiotta e l’Avv. Alessandra Faiella, difensori del Sig. Di Girolamo  Massimo,  già  datore  di  lavoro  di  OUSMANE  KOUROUMA, deceduto a Goriano Sicoli il 23.11.2019 in circostanze che sono tuttora al vaglio della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Sulmona, comunicano:Di Girolamo Massimo,  per il tramite dei difensori, si dichiara esente da ogni responsabilità e respinge, con forza, gli addebiti che gli sono stati mossi, in merito  ai  quali  continuerà  a  fornire,  in  sede  inquirente,  come  è  giusto  che  sia, tutti i chiarimenti che saranno necessari per i fini della giustizia.
Tuttavia,  Di  Girolamo  Massimo,  a  questo  punto,  alla  luce  delle numerose, e per la gran parte errate ed offensive, ricostruzioni giornalistiche dei fatti  tragici  del  23.11.2019,  ritiene  doveroso,  prima  come  uomo,  poi  come imprenditore  e  datore  di  lavoro  sempre  rispettoso  delle  regole,  chiarire  quanto segue: Ousmane Kourouma era regolarmente assunto e retribuito, e, in concreto, svolgeva  mansioni  compatibili  con  il  contratto  e  per  l’orario  indicato  in contratto.Ad  Ousmane  Kourouma,  inoltre,  era  continuativamente  assicurato  il vitto,  peraltro  un  vitto  compatibile  con  le  sue  convinzioni  religiose,  nonché l’utilizzo, gratuito, di un telefonino per tenersi in contatto con amici e parenti; ed era  infine  garantita,  ad  Ousmane  Kourouma,  sempre  gratuitamente,  ogni  altra cosa  che  potesse  occorrergli  durante  la  permanenza  sui  luoghi  di  lavoro  o  nel tempo libero. La  struttura  presso  la  quale  lavorava  Ousmane  Kourouma  era regolarmente assicurata ed i luoghi di lavoro erano organizzati nel rispetto delle norme vigenti in materia di sicurezza.Le stanze ubicate presso l’azienda erano dotate di ogni utenza, quindi di impianto idrico e termico elettrico, di bagno e di cucina a gas. 
Il  contratto  di  lavoro  non  prevedeva  l’obbligo  del  datore  di  lavoro  di fornire  alloggio  al  lavoratore,  tuttavia  i  predetti  locali  erano  comunque  a disposizione  del  lavoratore  stesso  in  caso  di  necessità  d’uso,  anche  durantel’orario di lavoro.Il  rapporto  con  Ousmane  Kourouma  era  improntato  a  sincera  reciproca fiducia,  nel  rispetto  dei  ruoli  e  delle  funzioni  del  datore  di  lavoro  e  del lavoratore. Pertanto, non corrisponde al vero che Ousmane Kourouma è stato vittima
di  sfruttamento  o  che  è  stato  addirittura  ridotto  in  schiavitù  come  è  stato affermato  troppo  superficialmente  da  più  parti,  anche  istituzionali,  senza considerare  che  nello  Stato  di  diritto,  il  nostro,  vige  il  principio  della presunzione  di  innocenza  e  che  i  processi,  di  norma,  si  celebrano  dentro  i Tribunali,  nel  rispetto  delle  regole  e  degli  uomini,  e  non  sulle  piazze,  reali  o  virtuali che siano"affermano gli avvocati in una nota giunta in readazione.

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