SULMONA - Il reportage su Ovidio, a firma del fotogiornalista Massimo Pacifico, è stato pubblicato sul numero di dicembre di Touring, in nostro modo di viaggiare, distribuito a 280.000 soci del Touring Club Italiano.Ovidio 2000, le Metamorfosi dell’arte classica.Se Publio Ovidio Nasone vivesse ai nostri giorni sarebbe un blogger con milioni di follower. E la sua pagina facebook, firmata con lo pseudonimo di PON, riceverebbe ogni giorno like a bizzeffe. Invece il poeta morì solitario, sessantenne, nel 17 dopo Cristo (dunque proprio duemila anni fa) esiliato nel villaggio di Tomi sul Mar Nero,
la Costanza dell’odierna Romania, e alla sua pagina di facebook ante litteram (Epistulae ex Ponto) costantemente aggiornata non si collegò quasi nessuno. Meno che mai Augusto, il primo imperatore, che lo allontanò da Roma dalla sera alla mattina, senza neanche dargli il tempo di prepararsi adeguati bagagli, e che mai gli concesse il più volte richiesto perdono.
Ma andiamo con ordine. Ovidio era nato a Sulmo (Sulmona), in terra dei Peligni nel 43 a.C., il 19 di marzo, lo stesso giorno di suo fratello maggiore di un anno. Lo scrive lui stesso, in versi, come solo sapeva scrivere, nei Tristia. Come ogni rampollo di agiata famiglia fu mandato dodicenne a studiare a Roma da Marco Aurelio Fusco e Marco Porcio Latrone e, per il “master”, ad Atene, come si doveva prima di affrontare una carriera in politica o nell’amministrazione, quella che il padre aveva immaginato per lui. Tornato a Roma, presto, Ovidio capì, però, che né la lex né l’oratoria lo affascinavano, e si riciclò poeta frequentando i circoli letterari più in voga, dapprima quello di Messalla Corvino e poi quello di Mecenate, diventando ben presto un acclamato “cantore di teneri amori”.
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