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martedì 5 dicembre 2017

"VISITE MEDICO FISCALI? SE NON SI VUOLE ESSERE “PUNITI” BISOGNA AVERE MOGLI OLIMPIONICHE!!!"

SULMONA - "Negli ultimi tempi mi è capitato spesso di dover difendere colleghi iscritti tacciati di non essere stati reperiti in sede di visita medico-fiscale. Il mio lavoro di tutore dei diritti dei consociati mi porta naturalmente a difendere i malcapitati colleghi e mettere gli stessi nelle condizioni di non subìre un doppio danno visto che, qualora il medico fiscale certifichi l’assenza dell’ammalato, all’assorbimento delle quote economiche vi è contestualmente l’irrogazione di una sanzione disciplinare da parte dell’Autorità Dirigente competente.Molte volte ci sono riuscito ma altre ( nell’ultimo periodo specialmente) la richiesta
di archiviazione dei procedimenti ascritti non sempre ha visto positive determinazioni assunte nei confronti delle persone accusate di non aver rispettato la reperibilità pur avendo, le stesse, chiaramente dichiarato di non essersi mai  allontanate dal domicilio e di aver onorato le prescrizioni in ordine al rispetto degli orari.
Se prima avrei potuto nutrire qualche dubbio circa la veridicità delle versioni offerte dai colleghi presunti assenti alle visite fiscali, dopo quanto successomi alcuni giorni fa, allorquando influenzato sono stato ahimè costretto a stare forzatamente a letto, i dubbi li ho cominciati  a nutrire non più su di loro bensì sul modo di interpretare i regolamenti di alcuni medici fiscali.
Ma veniamo ai fatti. Poco prima che scattassero le ore 18.00 di una freddissima serata di fine Novembre, io e mia moglie veniamo attirati all’attenzione dal suono del citofono. Il tempo di prendere la cornetta( soli pochissimi secondi dallo squillo) ed ecco che al di là  del cancello nessuna risposta ci veniva data. Il pensiero non certo sicuro che fosse il medico fiscale spinse mia moglie, sfidando i venti freddissimi che in quel momento sferzavano la zona nella quale abitiamo, a prendere l’iniziativa di andare a verificare di persona chi fosse stato a suonare il campanello. Il buio che caratterizzava quel dato momento non ha comunque permesso a mia moglie di verificare istantaneamente la presenza di chicchessia. Solo un movimento quasi impercettibile di una persona ricoverata in un’auto parcheggiata nei pressi dell’abitazione la portò, non prima di armarsi di grande coraggio, a chiedere chi fosse e perché si trovava lì in quel momento.
Alla risposta data:” cerco Mauro Nardella” un misto fatto di rabbia ed incredulità pervase l’animo di chi, in quel momento, non sapeva se mandare a quel paese quella persona o ringraziarla per non essersene ancora andata. La stessa invitata ad accomodarsi in casa per adempiere al suo dovere prendeva cognizione delle mie scadenti condizioni di salute confermando i giorni di convalescenza.
Ovviamente ci si chiede come avrebbe fatto una persona se in quel momento, non avendo nessuna moglie o qualcuno in grado di accudirlo, con febbre alta e dolori acuti pervadenti il proprio corpo, avesse vissuto la mia stessa disavventura?
Qualcosa va cambiato e subito se non si vuole che persone innocenti e che hanno la disavventura di vivere soli  la propria esistenza incappino in situazioni similari. Ci si chiede altresì se è il caso di costringere anche i propri congiunti a vivere gli obblighi derivanti dal rispetto delle fasce orarie quasi fossero loro i diretti interessati".

Per la UIL Territoriale
Mauro Nardella

Il Segretario Generale Territoriale UIL PA Polizia Penitenziaria